In questo mese mi ero promessa di imparare a stirare. Non è accaduto, chiaramente.
Continuerò a provare, ma nel mentre ho deciso dedicarmi all’ukulele, per la gioia dei miei vicini.
Ogni 5 minuti si scorda, ma io insisto e riprovo. Un po’ come il marketing inclusivo: bisogna provare, provare e ancora provare, perché quello che ieri era accordato, non è detto che lo sia domani. Può sembrare frustrante, ma in realtà ci consente sempre di cercare l’accordo giusto per suonare la canzone che vogliamo raccontare.
Ukulele alla mano: io sono pronta. E tu?
Cominciamo!
Pubblicità del mese: Decathlon e la disabilità, bello ma non ci entrerei
C’era una volta un parcheggio, una carrozzina e un po’ di vernice. È questo l’incipit del nuovo spot di Decathlon Canada, che ha voluto realizzare una pubblicità tanto apprezzata quanto… poco realistica.
L’idea era quella di superare il limite (?) dell’icona della disabilità ♿ per raccontare le capacità delle persone disabili.
Perché non funziona?
“Bello tutto, ma quei parcheggi non sono accessibili per una persona disabile”, hanno detto alcune persone in rete. Cosa ce ne facciamo allora di uno spot del genere, se da Decathlon una persona in carrozzina non può neanche entrarci?
Viene anche da chiedersi perché la carrozzina debba per forza essere descritta come un limite invece di una semplice caratteristica. Chi crea barriere non è certo una sedia con le ruote (che anzi, è uno strumento tecnologico incredibile), ma chi ha progettato il luogo. Lo spiega bene Sofia Righetti in questo post:
Intimissimi e il green-pink washing
Qualche settimana fa, Intimissimi ha organizzato un evento social per parlare di self-love con 10 donne influenti, tra cui Chiara Ferragni, l’Estetista Cinica e Francesca Crescientini in arte Tegamini.
Sono donne molto diverse tra loro, anche se condividono molte caratteristiche: sono tutte bianche (tranne una, Tia Taylor), sono tutte belle, sono tutte magre.
Questa poca diversità ha sollevato non poche critiche: come si può parlare di self love, di stereotipi, di accettazione di sé quando i corpi delle partecipanti sono sempre corpi conformi e non disabili?
Le critiche non si rivolgevano tanto alle partecipanti quanto al brand: l’ipocrisia c’è e si vede. Intimissimi ha voluto usare le voci di queste donne per posizionarsi come brand inclusivo, attento alla salute e all’accettazione delle donne. Ma non è proprio così.
Le accuse contro Intimissimi infatti non si sono fermate al pink washing1. Da molti anni, il brand ha spostato la produzione in Bangladesh, dove molte persone, soprattutto donne, vengono sfruttate per la produzione dei capi di abbigliamento. Non proprio una mossa coerente con l’evento, ecco.
Camilla Mendini spiega molto bene la questione in questo post.
Pillola inclusiva: schierarsi è bene solo se si porta davvero avanti la causa. Altrimenti, il silenzio vale più di mille parole.
ps: sembra che la questione non abbia bucato la stratosfera dei social, data l’assenza di critiche da parte di giornali o medium offline. Mi sorprende, ma non troppo.
Novità dal mondo digital
Youtube elimina il “non mi piace”
Il famoso pollice in giù di Youtube ci abbandona. L’azienda ha notato che spesso il 👎 veniva utilizzato fomentare campagne di odio e bullismo contro le persone. Youtube ha fatto un esperimento: per un certo periodo le persone potevano vedere il pulsante, ma non potevano visionare il conteggio dei Non mi piace. Hanno scoperto che così le persone erano meno propense a cliccarci. Non basterà questo a fermare l’odio online, ma è un cambiamento nella direzione giusta.
Sai qual è lo show più visto su Netflix?
No, non è Bridgerton. Si chiama Jupiter’s Legacy. Mai sentita? Non sei solə. Ma se quasi nessunə la conosce ed è stata chiusa dopo una sola stagione, come può essere la serie tv più vista sulla piattaforma? Il problema è nell’interpretazione dei dati come spiega questo articolo. Attenzione: potrebbe farti mettere in discussione molte cose che pensavi di conoscere.
Consigli utili: post, film, libri, fogli di giornale…
🎬 Un documentario che ti farà cambiare prospettiva
Come sono state progettate le Air Jordan? Perché un font ci piace più di un altro? Si possono progettate giocattoli inclusivi? A tutte queste domande cerca di rispondere il documentario Abstract, disponibile su Netflix. Se ami il design in tutte le sue forme, è il posto che fa per te.
🤝 Si può vivere senza competizione?
Nella vita e nel lavoro, non si può avere successo da solə, l’ho imparato a mie spese. La società ci vuole però sempre più aggressivə e prontə a primeggiare. Come cambiare e ribaltare questo approccio? Ne ho parlato in questo post:
📚 Un libro sui generi(s)
Dall’inesistente teoria gender all’inaccessibilità di molti bagni per le persone trans, abbiamo sempre più bisogno di parlare di identità di genere. Questo libro raccoglie articoli, storie e spiegazioni cose che non conosciamo, che dovremmo approfondire o che dovremmo ribaltare. Il primo libro de Il Post mi era piaciuto molto, sono convinta anche questo non ti deluderà!
Per questo mese è tutto!
Se ti va, fammi sapere cosa ne pensi: il tuo feedback mi aiuterà senz’altro a migliorare.
Il prossimo numero sarà probabilmente dedicato al Natale: tu lo ami o lo odi?
Ora ritorno al mio ukulele (si salvi chi può).
Alla prossimaa,
Ginevra